Vera Croce

Vera Croce è il nome dato alla croce sulla quale, secondo i Vangeli, Gesù fu crocifisso.

Secondo la tradizione cristiana, la Vera Croce venne ritrovata a Gerusalemme nel IV secolo e ivi conservata fino al 1187, quando andò perduta. In diversi luoghi tuttavia si conservano dei frammenti che proverrebbero da essa.

 

Storia 

La ricerca della Vera Croce 

Eusebio di Cesarea descrive nella sua Vita di Costantino come il luogo del Santo Sepolcro, in origine luogo di culto per la comunità cristiana di Gerusalemme, fosse stato interrato e come vi fosse stato costruito sopra un tempio di Venere — sebbene Eusebio non dica molto altro, questo atto faceva probabilmente parte del progetto di ricostruzione di Gerusalemme col nome di Aelia Capitolina del 135 (ordinato da Adriano in seguito alla distruzione della città a causa delle rivolte del 70 e della ribellione del 132–135 di Bar Kochba). In seguito alla sua conversione al Cristianesimo, l’imperatore Costantino I ordinò, nel 325–326 circa, che il sito fosse riportato alla luce e incaricò san Macario, vescovo di Gerusalemme, di far costruire una chiesa sul luogo. Tuttavia, nella sua opera, Eusebio non fa menzione del ritrovamento della Vera Croce.Socrate Scolastico (nato nel 380 circa), nella sua Storia Ecclesiastica, fornisce un resoconto del ritrovamento. In esso si narra come Elena, l’anziana madre di Costantino, avesse fatto distruggere il tempio pagano e avesse riportato alla luce il Sepolcro, dove furono ritrovate tre croci e il titulus della crocifissione di Cristo. Nella versione di Socrate, Macario fece porre le tre croci, una per volta, sopra il corpo di una donna gravemente malata. La donna, miracolosamente, guarì perfettamente al tocco della terza croce, che venne identificata con l’autentica croce di Cristo. Socrate sostiene che fossero stati ritrovati anche i chiodi della crocefissione, e che Elena li avesse mandati a Costantinopoli, dove furono incorporati nell’elmo dell’Imperatore e uno fu trasformato nel morso del proprio cavallo (questo morso sarebbe quello conservato nel Duomo di Milano a decine di metri d’altezza dal suolo.) Un altro chiodo dovrebbe circondare l’interno della Corona Ferrea oggi conservata nel Duomo di Monza.

Sozomeno (morto nel 450 circa), nella sua Storia Ecclesiastica [1], fornisce in pratica la stessa versione di Socrate. In più egli aggiunge che era stato detto (non specifica da chi) che il luogo del sepolcro era stato “rivelato da un ebreo che abitava ad est, e che aveva tratto questa informazione da certi documenti ereditati da suo padre” (lo stesso autore mette però in dubbio l’autenticità di questo aneddoto) e che un morto era stato resuscitato dal tocco della Croce. Versioni più tarde della vicenda, di tradizione popolare, sostengono che l’ebreo che aveva aiutato Elena si chiamasse Giuda, e che in seguito si fosse convertito al Cristianesimo e avesse preso il nome di Ciriaco.

Teodoreto di Cirro (morto intorno al 457) riferisce quella che era divenuta la versione comune del ritrovamento della Vera Croce:

  « Quando l’imperatrice scorse il luogo in cui il Salvatore aveva sofferto, immediatamente ordinò che il tempio idolatra che lì era stato eretto fosse distrutto, e che fosse rimossa proprio quella terra sulla quale esso si ergeva. Quando la tomba, che era stata così a lungo celata, fu scoperta, furono viste tre croci accanto al sepolcro del Signore. Tutti ritennero certo che una di queste croci fosse quella di nostro Signore Gesù Cristo, e che le altre due fossero dei ladroni che erano stati crocifissi con Lui. Eppure non erano in grado di stabilire a quale delle tre il Corpo del Signore era stato portato vicino, e quale aveva ricevuto il fiotto del Suo prezioso Sangue. Ma il saggio e santo Macario, governatore della città, risolse questa questione nella seguente maniera. Fece sì che una signora di rango, che da lungo tempo soffriva per una malattia, fosse toccata da ognuna delle croci, con una sincera preghiera, e così riconobbe la virtù che risiedeva in quella del Signore. Poiché nel momento in cui questa croce fu portata accanto alla signora, essa scacciò la terribile malattia e la guarì completamente »
 
(Teodoreto di Cirro, Storia ecclesiastica, Capitolo XVII)

Con la Croce furono anche rinvenuti i Santi Chiodi, che Elena portò via con sé a Costantinopoli. Secondo Teodoreto, «[Elena] fece trasportare parte della croce di nostro Signore a palazzo. Il resto fu chiuso in un rivestimento d’argento e affidato al vescovo della città, che fu da lei esortato a conservarlo con cura, affinché potesse essere tramandato intatto ai posteri».

Un’altra versione popolare di tradizione siriaca sostituisce Elena con una mitica imperatrice del I secolo di nome Protonike.

Gli storici considerano questi racconti più o meno apocrifi. È certo, comunque, che la chiesa del Santo Sepolcro era stata completata entro il 335 e che presunte reliquie della croce erano lì venerate già entro il 340, così come riportato nelle Catecheses di Cirillo di Gerusalemme.

Molti storici dubitano che la croce ritrovata da Elena potesse veramente essere la croce di Cristo. I sospetti maggiori derivano dal fatto che la croce sia stata trovata alcuni secoli dopo la morte di Cristo, e proprio nell’istante in cui Elena era disposta a versare enormi somme per qualunque reliquia importante. È del tutto probabile che la “vera croce” (unica o meno) sia stata costruita nel IV secolo. Molti studi moderni (compresi alcuni di parte cattolica) non credono che Cristo sia stato crocifisso su una croce di forma e dimensioni tramandate dalla tradizione, proprio per il metodo con cui si svolgeva la crocefissione.

La conservazione delle reliquie 

Costantino I, Elena e la Vera Croce (icona albanese della seconda metà del XVI secolo).

Il reliquiario d’argento, custodito nella chiesa dal Vescovo di Gerusalemme, era mostrato periodicamente ai fedeli. Negli anni intorno al 380 una pellegrina cristiana di nome Egeria, recatasi a Gerusalemme in pellegrinaggio, descrisse la venerazione della Vera Croce in una lunga lettera, l’Itinerarium Egeriae che mandò alla sua comunità religiosa:

  « Quindi una sedia viene posta per il vescovo sul Golgota dietro la Croce, che adesso è in piedi; il vescovo prende posto sulla sedia, e davanti a lui viene posta una tavola coperta di un panno di lino; i diaconi stanno in piedi attorno alla tavola, e vengono portati uno scrigno argentato in cui si trova il sacro legno della Croce e la condanna, e posati sul tavolo. Lo scrigno viene aperto e [il legno] viene preso, e sia il legno che la condanna vengono posati sul tavolo. Ora, quando viene messo sul tavolo, il vescovo, sedendosi, mantiene con fermezza le estremità del sacro legno, mentre i diaconi fermi tutto attorno lo sorvegliano. Esso viene così sorvegliato perché è tradizione che le persone, sia i fedeli che i catecumeni, vengano una alla volta, inginocchiandosi davanti al tavolo, per poi baciare il sacro legno e allontanarsi. E a causa di ciò, non so quando successe, si dice che qualcuno abbia morso e quindi rubato una scheggia del sacro legno, ed è quindi sorvegliato dai diaconi che stanno tutt’attorno, nel caso che uno di quelli che vengono dovesse tentare di farlo di nuovo. E quando le persone passano una ad una, tutte inchinandosi, toccano la Croce e la condanna, prima con la fronte e poi con gli occhi; poi baciano la Croce e passano, ma nessuno stende la mano per toccarla. Quando hanno baciato la Croce e si sono allontanati, un diacono regge l’anello di Salomone e il corno con cui venivano Consacrati i Re; baciano il corno e guardano l’anello; »
   

A lungo in precedenza, ma forse non fino alla visita di Egeria, era possibile anche venerare la corona di spine. Dopo varie peripezie dovrebbe essere finita a Costantinopoli, dove fu molto venerata ma alla fine fu data in pegno al re di Francia in cambio di una grande somma di denaro. Restò in Francia, e per la sua conservazione è stata costruita la Sainte Chapelle, gioiello del gotico. A Gerusalemme si poteva venerare anche il palo a cui Cristo fu legato per la flagellazione, e la Sacra Lancia, che gli trafisse il fianco. Inutile ricordare che di molte reliquie della Passione vi erano duplicati in mezzo mondo.

Il poema in vecchio Inglese Dream of the Rood menziona il ritrovamento della Croce e l’inizio della venerazione delle sue reliquie.

Una leggenda medioevale (la Leggenda della Vera Croce) narra che essa fu costruita utilizzando l’Albero di Jesse (padre di Re David), che è identificato con l’Albero della Vita che cresceva nel Giardino dell’Eden.

Vicende successive 

Nel 614 il sasanide Cosroe II portò via la Croce come trofeo, quando prese Gerusalemme. Tredici anni dopo, nel 628, l’Imperatore d’Oriente Eraclio sconfisse Cosroe e recuperò la Croce, che portò prima a Costantinopoli e poi di nuovo a Gerusalemme.

Attorno al 1009, i Cristiani di Gerusalemme nascosero la Croce, che rimase nascosta fino al suo ritrovamento, avvenuto durante la Prima Crociata, il 5 agosto 1099 per mano di Arnulf Malecorne, primo patriarca latino di Gerusalemme, in un momento in cui il morale aveva bisogno di essere tenuto alto. La Reliquia scoperta da Arnulf era un piccolo frammento di legno incastonato in una croce in oro. Divenne la più sacra reliquia del regno di Gerusalemme, e non fu soggetta a nessuna delle controversie che avevano seguito in precedenza la scoperta della Lancia ad Antiochia. Fu conservata nella Chiesa del Santo Sepolcro sotto la protezione del patriarca latino, che la portava in marcia alla testa dell’esercito prima di ogni battaglia.

Fu portata anche sul campo della Battaglia di Hattin nel 1187, ma l’esercito cristiano fu messo in rotta dal Saladino e della Vera Croce si persero le tracce. Probabilmente fu presa dai musulmani, ma questi non si curarono di conservarla oppure la distrussero.

Frammenti della Vera Croce 

Prima della scomparsa della Croce, diversi frammenti ne vennero staccati e largamente distribuiti.

Oggi il Monastero di Santo Toribio de Liébana, in Spagna, ospita il più grande di questi pezzi, ed è una delle mete di pellegrinaggio più visitate dalla Chiesa Romana Cattolica.

Nel 348, in una delle sue Catecheses Cirillo di Gerusalemme sostiene che “tutta la Terra è piena delle reliquie della Croce di Cristo” [2], e in un’altra “il santo legno della Croce ci porta una testimonianza, visibile tra noi in questo giorno, e che da questo luogo adesso si è diffusa nel mondo intero, per mezzo di coloro che, nella loro fede, ne asportano dei pezzi” [3]. Il resoconto di Egeria dimostra quanto queste reliquie della crocifissione fossero ritenute preziose. San Giovanni Crisostomo riferisce che i frammenti della Vera Croce erano conservati in reliquiari d’oro, “che gli uomini con reverenza portavano sulla loro persona”.

Attorno all’anno 455, Giovenale di Gerusalemme, Patriarca di Gerusalemme inviò a Papa Leone I un frammento del “prezioso legno”, secondo le Lettere di Papa Leone. Una parte della Croce fu portata a Roma nel VII secolo da Papa Sergio I, che era di origine Bizantina.

Si dice che un’iscrizione del 359, trovata a Tixter, nei dintorni di Sétif, in Mauritania, riportasse, in un elenco di reliquie, un frammento della Vera Croce, secondo una voce delle Roman Miscellanies, X, 441.

Ma la maggior parte delle reliquie più piccole arrivò in Europa da Costantinopoli. La città fu presa e saccheggiata durante la Quarta Crociata, nel 1204:

  « Dopo la conquista della città d Costantinopoli fu trovata una ricchezza inestimabile, gioielli incredibilmente preziosi e anche una parte della Croce del Signore, che Elena spostò da Gerusalemme e che fu decorata con oro e pietre preziose. In quel luogo era tenuta in somma ammirazione. Venne scolpita dai presenti vescovi e divisa fra i cavalieri assieme alle altre reliquie preziose; in seguito, al ritorno in patria, fu donata a chiese e monasteri. »
 
(Chronica regia Coloniensis – sub annorum 1238 – 1240. pagina 203)

Alla fine del Medioevo così tante chiese sostenevano di possedere un pezzo della Vera Croce, che Giovanni Calvino affermò ironicamente che tutte queste supposte reliquie avrebbero potuto riempire una nave:

  « Non c’è un’abbazia così povera da non averne un esemplare [di reliquia della Croce]. In alcuni luoghi se ne trovano grossi frammenti, come nella Santa Cappella, a Parigi, a Polictiers, e a Roma, dove si dice che ne sia stato ricavato un crocifisso di discrete dimensioni. In breve, se tutti i pezzi ritrovati fossero raccolti, formerebbero un grande carico di nave. Tuttavia i Vangeli mostrano che poteva essere trasportata da un solo uomo. »
 
(Giovanni Calvino, Traité Des Reliques.)

È probabile che molti dei pezzi esistenti della Vera Croce siano delle contraffazioni, create dai mercanti viaggiatori durante il Medioevo, periodo in cui esisteva un grande commercio di reliquie e manufatti.

Tuttavia nel 1870 Rohault de Fleury, nel suo libro Mémoire sur les instruments de la Passion (Memorie sugli strumenti della Passione), stese un catalogo di tutte le reliquie conosciute della Vera Croce, dimostrando che, al contrario di quanto affermato da altri autori, i frammenti della Croce, raccolti insieme, ammontano al volume di soli 0,004 metri cubici. Rohault calcolò: supponendo che la Croce fosse stata di legno di pino (in base alle sue analisi al microscopio dei campioni) e assegnandole un peso di circa settantacinque chilogrammi, possiamo calcolare il volume originale della croce essere 0,178 metri cubici. Resta quindi un volume di 0,174 metri cubici di legno ancora dispersi, distrutti o non conteggiati. In effetti non abbiamo informazioni credibili sulla struttura della croce, che di solito non era in un pezzo unico, ma costituita da un palo (fisso) e da un’asse (mobile) a volte costituita dal chiavistello di una porta; quindi il volume stimato da Rohault potrebbe essere errato. Questa incertezza deriva dal fatto che abbiamo un’idea insufficiente sulle dimensioni e volume degli strumenti per la crocefissione in epoca romana. In ogni caso 0,004 metri cubici, pari a un cubo di circa 16 cm di lato, oppure a un palo lungo un metro e del diametro di soli 7 cm circa, sono certamente molto meno del volume che la croce poteva avere.

La quantità di legno della croce presente nell’antichità impressionava comunque anche i credenti, e coloro che credevano all’autenticità della reliquia, e se ne davano diverse spiegazioni. Ad esempio Paolino invoca il miracolo della “reintegrazione delle croce”: ovvero, per quanti pezzi e schegge se ne possano togliere, la Vera Croce resta sempre integra. [The Catholic Encyclopaedia, Vol. 4, p. 524]

Quattro schegge della Croce – di dieci frammenti con prove documentate degli Imperatori Bizantini – provenienti da chiese Europee: Santa Croce in Gerusalemme a Roma, Notre Dame de Paris, il Duomo di Pisa e Santa Maria del Fiore – sono stati analizzati al microscopio. “I pezzi vengono tutti da legno di olivo” (William Ziehr, La Croce, Stoccarda 1997, p.63)

Venerazione della Croce 

San Giovanni Crisostomo ha scritto delle omelie sulla Croce:

  « I Re togliendosi il diadema prendono le croci, il simbolo della morte del loro salvatore; sulla porpora, la croce; nelle loro preghiere, la croce; sul sacro altare, la croce; in tutto l’universo, la croce. La croce risplende più chiara del sole. »
   

La Chiesa cattolica, molti gruppi protestanti (spesso quelli di origine anglicana), e gli ortodossi celebrano la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, il 14 settembre, anniversario della consacrazione della chiesa del Santo Sepolcro. Nei secoli successivi queste festività inclusero anche la commemorazione del recupero della Vera Croce dalle mani dei Persiani, nel 628. Nell’usanza gallese, a partire dal VII secolo, la festa della Croce si teneva il 3 maggio. Secondo l’Enciclopedia Cattolica, quando le pratiche gallesi e romane si combinarono, la data di settembre assunse il nome ufficiale di Trionfo della Croce nel 1963, ed era usato per commemorare la conquista della Croce dai Persiani, e la data in maggio fu mantenuta come ritrovamento della Santa Croce. In Occidente ci si riferisce spesso al 14 settembre come al Giorno della Santa Croce; la festività in maggio è stata rimossa dal calendario della forma ordinaria del rito romano a seguito dalla riforma liturgica nel 1970. Gli Ortodossi commemorano ancora entrambi gli eventi il 14 settembre, una delle dodici grandi festività dell’anno liturgico della Chiesa ortodossa, e il primo agosto festeggiano la Processione del venerabile Legno della Croce, il giorno in cui le reliquie della Vera Croce furono trasportate per le strade di Costantinopoli per benedire la città.

In aggiunta alle celebrazioni nei giorni fissi, ci sono alcuni giorni delle festività mobili in cui viene festeggiata la Croce. La Chiesa cattolica compie la formale adorazione della Croce durante gli uffici del Venerdì Santo, mentre gli Ortodossi celebrano un’ulteriore venerazione della Croce la terza Domenica della Grande quaresima. In tutte le chiese greco-ortodosse, durante il Giovedì Santo, una copia della Croce viene protata in processione affinché la gente la possa venerare.

Vera Croceultima modifica: 2008-11-24T21:56:13+01:00da giusy1967
Reposta per primo quest’articolo