Da “secoli bui” a fenomeno di costume



Una donna in abiti medioevali durante una rievocazione storica al Ricetto di Candelo (BI)

Il nome stesso del “medioevo”, inteso come età di mezzo, fase di transizione tra due stadi, implica già una visione negativa, che affonda le sue radici nel giudizio che ne diedero gli umanisti, già a partire dal Petrarca nel XIV secolo.

Vi era una volontà di descrivere come avvilente e pericolosa la quotidianità nell’età storica appena trascorsa, influenzati dalle recenti carestie e dall’arresto demografico dovuto alle epidemie. In realtà è storicamente accertato come, soprattutto dopo l’anno Mille, non mancarono importanti innovazioni e conquiste.

Nei secoli XVI e XVII la visione negativa del medioevo continuò, per raggiungere il suo culmine nell’epoca dell’Illuminismo, quando prevaleva la visione dei secoli del medioevo come epoca della “prigionia dello spirito”, intesa come fanatismo religioso che relegava l’uso della ragione e dell’arbitrio. I caratteri di rozzezza e oscurità davano però una visione deformata e semplificata, che ancora oggi non è definitivamente tramontata. I mille anni di Medioevo, così ricchi di eventi e trasformazioni, hanno continuato ad essere riproposti come tenebra, barbarie, violenza, perdita d’identità, sterilità e carestia.

Per quanto numerosi si possano elencare i lati negativi attribuibili al Medioevo, limitandosi a quelli non fondati su chiacchiere o supposizioni, ma dimostrabili dalla schiettezza di certe fonti storiografiche, non si può davvero accettare che tali aspetti negativi vengano assunti a linee guida per la descrizione della realtà plurisecolare dell’Europa medievale e dei gruppi umani limitrofi.

Il Medioevo, dal canto suo, è riuscito nell’impresa che era fallita nell’epoca antica, quella cioè di fondere il mondo latino-romano con quello germanico creando per la prima volta uno spirito propriamente europeo accomunato dalla comune religione. Il cristianesimo non fu quindi, come sostengono alcuni storiografi, un ostacolo, ma anzi fu il fattore che permise la convivenza tra due mondi un tempo inconciliabili. Chiaramente questa fusione fu alquanto instabile e ci vollero secoli prima di un equilibrio. Un equilibrio che però portò, sempre in età medievale, ad apici di cultura e spiritualità altissimi. Basti pensare, non solo alle innovazioni tecnologiche, ma alla fioritura delle università come luoghi non solo di diffusione, ma di ricerca del sapere. Della capacità tecnica medioevale sono testimoni sia le opere edilizie come le cattedrali sia il fatto che anche in città medio-piccole si svolsero ad esempio importanti lavori di ingegneria idraulica, come nella Forlì dell’XI secolo.

La cultura non era, a dire il vero, scomparsa neppure nei secoli più travagliati. Prima con i monasteri cluniacensi, poi con quelli cistercensi, la cultura era stata gelosamente custodita dai monaci e dalle diocesi della Chiesa. A sfatare la diceria illuminista di un Medioevo come età oscura e oscurantista c’è da ricordare che i monasteri medievali (oltre alle università più tardi) si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei medievali che sono potuti fiorire i secoli dell’età moderna, che non hanno forse saputo ringraziare a sufficienza i loro predecessori.

Lo studio del medioevo ebbe una rivalutazione molto forte durante il periodo del romanticismo, anche se non fu certo una rivalutazione “filologica”, ma piuttosto una distorsione in chiave contemporanea di un’idea di medioevo. In particolare interessavano aspetti legati alla fede, alla purezza, all’etica cavalleresca e soprattutto legati alla nascita delle nazioni e delle indipendenze comunali, che venivano usate come fondamento delle rivendicazioni indipendentiste dei movimenti rivoluzionari.

Per esempio gli storiografi francesi vi potevano leggere le fondazioni delle proprie forme di governo, attraverso la prima trasformazione politico-sociale del territorio francese che innescò il lungo processo che dai Merovingi porta, attraverso assetti di governo sempre più evoluti, fino all’attuale Repubblica. Correnti tipicamente ottocentesche sono l’architettura neogotica, il romanzo storico di ambientazione medievale, la pittura di soggetti del passato.

Anche oggi, per il medioevo come per qualsiasi altra epoca storica, gli studi storici non possono essere immuni dalle deformazioni del proprio modo di pensare e delle influenze della società contemporanea. Per esempio negli anni ’60 e ’70 del Novecento alcuni avvenimenti del medioevo venivano di volta in volta selezionati da studiosi politicizzati: un medioevo “di destra”, legato al reazionarismo, e un medioevo “di sinistra”, legato per esempio alle prime lotte di classe (come il tumulto dei Ciompi).

Grande importanza nella nostra società ha il cosiddetto medievalismo, riassumibile nella suggestione legata al medioevo che porta a creare nuove opere derivate o ambientate nel medioevo: si pensi al successo duraturo di saghe come quella del Signore degli Anelli, di Tolkien, alle sagre di ispirazione medievale o ai numerosi film storici su questa epoca. Il medievalismo, fino a poco tempo fa snobbato dalla storiografia accademica, ha iniziato ad essere preso in considerazione (si pensi per esempio alla pubblicazione di riviste sul medioevo con un approccio divulgativo, curate da studiosi).

Note [modifica]

  1. ^ Piccinni, op. cit. in bibliografia.
  2. ^ Sergi. op. cit.in bibliografia, pag. 7
  3. ^ Franco Cardini, Marina Montesano, Storia medievale, Le Monnier Università, Firenze, 2006
  4. ^ A. Vanoli, Alle origini della Reconquista, Torino 2003 e Id, La Spagna delle tre culture, ebrei, cristiani e musulmani tra storia e mito, Roma, 2006; H. Schreiber, Gli Arabi in Spagna, Milano 1980; M.Marín, Storia della « Spagna musulmana » e dei suoi abitanti, Milano, 2001

Da “secoli bui” a fenomeno di costumeultima modifica: 2009-01-01T19:06:00+01:00da giusy1967
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